Pubblicato il codice sorgente di Immuni, l’app di tracciamento pensata per contrastare la diffusione del coronavirus. La sperimentazione partirà in tre Regioni
Tre regioni hanno avvieranno la sperimentazione di Immuni, l’applicazione anti-contagio da coronavirus basata sul sistema di tracciamento di Google e di Apple. Ed è subito polemica. “Spero sia una svista, forse non hanno avuto l’occasione di leggere la relazione Copasir. Io non la scaricherò” ha dichiarato Alessandro Morelli, presidente della commissione Telecomunicazioni della Camera.
Il governo ha pubblicato il codice sorgente dell’app che sarà inizialmente testata in Liguria, in Abruzzo e in Puglia ma a partire dai primi di giugno, spiega Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute. L’app ha ottenuto l’approvazione del garante della privacy, Antonello Soro, soddisfatto del criterio volontario di utilizzo e dall’assenza della geolocalizzazione.
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Il ministero dell’Innovazione ha svelato, insieme al codice, anche il logo rappresentato da un omino dentro un cerchio blu. Le prime immagini diffuse confermano le indiscrezioni dei giorni scorsi sul funzionamento di Immuni che comunica un messaggio di “alert” arancione in caso di contatto con una persona positiva.
L’applicazione chiede all’utente se ha manifestato febbre, tosse, affaticamento, difficoltà respiratoria e perdita di gusto o olfatto. In caso di risposta affermativa, e dunque di contagio, si avvia una procedura apposita.
L’app registra la zona di provenienza, la provincia e le informazioni epidemiologiche. Ad ogni telefono è associata un numero casuale e anonimo. Gli utilizzatori possono anche attivar le notifiche e lo scambio di informazioni via Bluetooth.
Come rivelano i documenti pubblicati su Github, la piattaforma in cui gli sviluppatori si confrontano sui progetti, i dati raccolti saranno conservati sui dispositivi, non in un server. Per essere condivisi con il server centrale, gestito da Sogei, l’utilizzatore dovrà fornire la sua autorizzazione. Dal server, poi, tutte le informazioni dovranno essere cancellate entro dicembre 2020.
Due i possibili ordini di problemi, al momento, riferisce l’ansa. Da un lato, non è stata diffusa la porzione di codice che regola il comportamento del server, e disciplina come saranno conservate e trattate le informazioni. Dall’altro, ha detto il sindaco di Milano Beppe Sala, mancano i tracciatori, ovvero le persone che analizzano i dati forniti dalle app scaricate dai cittadini.
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