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Formula 1

F1 GP Belgio: Eau Rouge e Raidillon, gli aneddoti di due curve mitiche

Il circuito di Spa-Francorschamps, dove si corre il GP Belgio, si caratterizza per la mitica successione dell’Eau Rouge e del Raidillon, in salita

F1 GP Belgio: Eau Rouge e Raidillon, gli aneddoti di due curve mitiche

Eau Rouge e Raidillon, due nomi per un unico tratto. Due nomi che raccontano un passaggio per cuori che non conoscono la paura e non se ne fanno condizionare. A Spa-Francorschamps, che nasce come unione delle strade che uniscono tre comuni come in un triangolo. Il mito è iniziato nel al 1939.

Nella configurazione originale c’era solo un tornante a destra, l’Ancienne Douane, preceduta da una curva a sinistra, l’Eau Rouge appunto, che prende lo stesso nome del piccolo corso d’acqua sottostante. Sono gli anni delle corse per pionieri, i circuiti si sfidano per i primati di velocità sul giro. A Monza, ad esempio, ebbe grande risalto Juan Manuel Fangio quando nel 1951 divenne il primo pilota a completare un giro in Gran Premio a una media superiore ai 200 chilometri orari.

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L’origine di una curva diventata leggenda

L’origine di una curva diventata leggenda

Così, nel 1939 a Spa-Francorschamps si taglia l’Ancienne Douane. Nasce il Raidillon, 240 metri in salita con un dislivello di quaranta. Nel nome c’è tutto il senso della leggenda, e non ha bisogno di un’etichetta epica o immaginifica. Basta la parola, didascalica, descrittiva. Raidillon significa “ripida salita” e non serve aggiungere altro.

A seguito degli incidenti mortali di Ratzenberger e Senna a Imola nel 1994, cambia anche il Raidillon, si sacrifica la velocità in nome della sicurezza. Senna qui misurava la sua precisione di guida, senza la scriteriata ricerca del brivido. Gerhard Berger raccontava che a volte tra l’Eau Rouge e il Raidillon riusciva anche a recuperargli un decimo, ma poi nel resto del tracciato, il più lungo del Mondiale, perdeva un secondo.

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Raidillon, la scommessa di Jacques Villeneuve al GP Belgio

Raidillon, la scommessa di Jacques Villeneuve al GP Belgio

Qui si trattiene il respiro, la compressione spinge lo stomaco verso i polmoni e i piloti si distinguevano fra chi frenava e chi no. Nel 1999 Jacques Villeneuve e il brasiliano Ricardo Zonta, compagni di squadra alla BAR, decidono di sfidarsi a percorrerla senza alzare il piede dall’acceleratore.

Villeneuve si cappotta e impatta contro le barriere. Auto distrutta, come l’anno prima. Zonta entra a velocità ancora più alta, e dopo lo schianto contro le bandiere interne rimbalza come una palla da biliardo verso il lato opposto della pista. Per fortuna, nessuno dei due incidenti ha conseguenze per i piloti, ma certo non rende felice il team principal della squadra.

Oggi è una curva meno pirotecnica di allora, è per certi versi più facile percorrerla in pieno senza correre gli stessi rischi. Ma riserva comunque la stessa sensazione che Michael Schumacher descriveva alla fine degli anni Novanta. “Avvicinarsi all’Eau Rouge” diceva, “è come volare in discesa e vedere davanti agli occhi una grande montagna”.

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Alessandro Mastroluca

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