Kenny Roberts junior, che fine ha fatto il campione del mondo 2000

Kenny Roberts junior, ultimo campione del mondo in sella a una Suzuki in classe regina, oggi ha un lavoro diverso ma in qualche modo legato alle corse.

Kenny Roberts junior, campione del mondo nel 2000 (foto Getty)
Kenny Roberts junior, campione del mondo nel 2000 (foto Getty)

Ha vinto il titolo mondiale della classe 500 vent’anni fa, e vent’anni esatti dopo il padre. Ha fatto fatica a cancellare il “junior” dagli sguardi dei fan. Resta l’ultimo pilota Suzuki iridato in classe regina. Kenny Roberts junior, campione nell’era di mezzo tra Mick Doohan e l’avvento di Valentino Rossi, è ancora nel mondo delle corse. Ma con un ruolo decisamente diverso.

Cresciuto nel ranch del padre, campione del mondo 1980, tra moto e cavalli, non solo quelli del motore delle Harley Davidson, Kenny junior impara a domare le moto, a curvare di traverso sullo sterrato.

Kenny senior ha programmato tutto. Ha dato ai figli nomi con la stessa iniziale, Kenny Junior, Kurtis, Kristie. Li fa allenare su moto che al posto del porta-numero hanno la sigla KR, e va bene per tutti. Crea un vero e proprio team per far debuttare il figlio in 250. Chi pensa a Lawrence Stroll che investe nella Williams e compra la Force India in Formula 1, però, pensa male. “Mio figlio vedrà soldi quando inizierà a vincere, ora fatelo imparare” dice, come racconta Motosprint.

Nel 1996 si passa in 500. Resta lo sponsor Marlboro, le moto diventano Yamaha. Il Team è composto da Norifumi Abe, Jean-Michel Bayle, ex crossista francese che in 250 non aveva troppo convinto, e Kenny junior che finirà per lasciare il team di famiglia passando in Suzuki.

Il titolo mondiale in Suzuki

E’ il 1999, il team anglo-giapponese porta un’infinità di pezzi nuovi e i risultati si vedono. L’8 aprile del 1999, Kenny Roberts jr vola su una moto più lenta in rettilineo e con meno cavalli delle concorrenti. Ma ha imparato a curvare di traverso sulla terra. Derapa anche a Sepang e non c’è storia. Si mette dietro anche Doohan e il compagno di squadra Alex Criville. Il padre, in lacrime, irrompe nel box e gli fa i complimenti. Se non è la prima volta che succede, poco ci manca. Roberts chiude la stagione con quattro vittorie e due podi, Criville vincerà il Mondiale, primo spagnolo a riuscirci in 500.

Nel 2000 non ce n’è per nessuno. Vince a Sepang e a Barcellona, seicentesimo GP nella storia del Motomondiale, due gare interrotte per la pioggia. Trionfa a Jerez e sull’asciutto a Motegi. Mostra uno stile di guida impeccabile in curva, pur su una moto che impeccabile, al contrario, non è.

La pressione del numero 1, tuttavia, si fa sentire. Nel 2001, da campione del mondo, ottiene un solo podio a Valencia. E lo festeggia indossando il cappello dei pompieri di New York, gli eroi dell’undici settembre che si erano gettati a costo della vita “Into the Fire” come canta Bruce Springsteen.

Kenny Roberts junior oggi

Kenny Roberts junior (foto Getty)
Kenny Roberts junior (foto Getty)

Soffre, poi, il passaggio alle potenti quattro tempi, i risultati peggiorano, così torna a casa. L’ultima stagione e mezza in MotoGP, nel 2006 e 2007, le disputa su una KR211V sviluppata dal padre. Lascia a metà del 2007, sostituito dal fratello Kurtis.

Oggi, Kenny Roberts padre e figlio sono ancora insieme, ancora in attività. Possiedono una pista da kart a Bend, in Oregon. Bend che, peraltro, significa anche “piegare”, qualità in cui Kenny ha davvero pochi rivali.

All’inizio di quest’anno, si legge in una nota stampa, la pista è stata acquistata dalla K1 Speed, una compagnia in franchising proprietaria di piste per i kart a zero emissioni che fa arrivare dall’Italia.

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