Jaguar D-Type Continuation, all’asta il remake della storica biposto

Nella collezione che andrà all’asta a Elkhart a ottobre, c’è anche una pregiata Jaguar D-Type Continuation, il remake della biposto creata a metà degli anni Cinquanta per vincere la 24 Ore di Le Mans

Jaguar D-Type Continuation, all'asta il remake della storica biposto
Jaguar D-Type Continuation, all’asta il remake della storica biposto

Prosegue la definizione del catalogo ai auto d’epoca che saranno messe all’asta il prossimo ottobre a a Elkhart, Indiana. La collezione, specifica Sotheby’s che gestisce l’asta, apparteneva a un ex uomo d’affari che attraverso il ricavato ripagherà i suoi debiti.

Uno dei pezzi pregiati della collezione, che comprende 240 auto per un valore di oltre 30 milioni di dollari, c’è la Jaguar D-Type Continuation, remake della biposto degli anni Cinquanta.

Numero di telaio XKD 805, la Jaguar D-Type messa all’asta è uno dei 25 esemplari realizzati nel 2018 da Jaguar Heritage, che li ha presentati al Salon Rétromobile di Parigi. Perché proprio 25, si chiederanno in molti. Per completare un’opera iniziata oltre 60 anni prima. In origine, infatti, a metà degli anni Cinquanta la Jaguar aveva progettato di realizzare 100 modelli della D-Type. Una vettura pensata per vincere a Le Mans.

Dalla fabbrica ne escono 75, nelle due versioni a muso lungo e corto. Per gli ultimi 25, la casa pensa a una nuova linea, a realizzare cioè una “mini serie”di modelli da commercializzare come auto da strada, e non solo da corsa. Ma un incendio impedisce di portare a termine il progetto. Quei 25 modelli rimasti nelle intenzioni della Jaguar vedranno la luce, appunto, nel 2018.

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La storia vincente della Jaguar D-Type

La storia vincente della D-Type (foto Wheelsage)
La storia vincente della D-Type (foto Wheelsage)

La D-Type nasce con uno scopo preciso, diventare l’erede della C-Type capace di trionfare alla 24 Ore di Le Mans nel 1951 e nel 1953. Alimentata da un motore a sei cilindri da 3.4 litri, poi sostituito da un 3.8 a iniezione, con cambio a quattro marce, presenza un telaio e una carrozzeria pensati per le corse.

Le linee, infatti, derivano dalle intuizioni dello specialista Malcom Sayer che conduce appositi test nella galleria del vento della Motor industry research association. E’ un’auto potente, che raggiunge i 270 chilometri orari.

Al debutto nella 24 Ore, nel 1954, Tony Rolt e Duncan Hamilton arrivano secondi dietro Froilan Gonzalez e Maurice Trintignant sulla Ferrari 375 Plus. Ma nel 1955, in un’edizione segnata dal tragico incidente di Pierre Levegh (84 vittime complessive), la D-Type trionfa, guidata da Mike Hawthorn e Ivo Bueb. L’anno successivo, la Jaguar si ritira dalle corse. Ma un team privato, la Ecurie Ecosse, porterà ancora al successo una D-Type.

In questo modo, la biposto diventa un’icona, e i nuovi modelli assemblati a mano nel 2018 ne conservano le linee, lo spirito. L’arte della prestazione, la vocazione al successo.

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