Uber si attira altre critiche negli Stati Uniti. Stavolta, gli ex dipendenti contestano la decisione di non riutilizzare le bici elettriche dopo l’abbandono del servizio Jump 
La reputazione di Uber negli Stati Uniti continua a peggiorare. Stavolta, al centro delle critiche finisce la politica di smaltimento delle e-bike della compagnia. A maggio, infatti, ha annunciato un investimento da 170 milioni di dollari nella compagnia Lime, attiva nel settore degli scooter elettrici e delle biciclette. L’accordo prevedeva che Uber avrebbe abbandonato l’app di sharing di bici e scooter elettrici, Jump, rilevata da Lime dopo un’integrazione delle rispettive applicazioni.
La pandemia ha cambiato lo scenario della mobilità all’interno delle città. Le bici sono sempre più richieste, ma questo non ha fermato l’azienda dallo smaltire decine di migliaia di e-bike considerate inadatte per Lime, anche se molte risultano solo “minimamente danneggiate”. Secondo quanto riporta Manufacturing.net, diversi ex dipendenti di Jump sarebbero scontenti della decisione di non donare le bici.
Leggi anche – Uber, altri licenziamenti in arrivo: il piano di ristrutturazione aziendale
Uber, le critiche dei dipendenti
Uber sostiene che la scelta di abbandonare le bici si può spiegare. Queste e-bike, infatti, non sono pensate per essere ricaricate attraverso gli impianti elettrici domestici, presentano una serie di componenti di proprietà del gestore che renderebbero difficile la riparazione di guasti o malfunzionamenti. In più, anche togliendo le batterie, le bici sarebbero pesanti da maneggiare con una pedalata non assistita.
Tuttavia, riporta la CNN, gli ex dipendenti di Jump ritengono questa politica contraria agli obiettivi di sostenibilità ambientale che derivano dal car e del bike sharing. L’azienda, dicono, dovrebbe impegnarsi di più per trovare utilizzi alternativi delle biciclette.
Leggi anche – Uber Italia commissariata: la pesante accusa sulla gestione dei rider di Eats
