F1 GP Arabia Saudita, l’appello di Amnesty International a Hamilton

F1 GP Arabia Saudita, l’appello di Amnesty International a Hamilton. La federazione ha confermato l’ufficialità del nuovo appuntamento in calendario nel 2021

Lewis Hamilton
F1 GP Arabia Saudita, l’appello di Amnesty International a Hamilton (Foto: Getty)

La Formula 1 ha confermato proprio ieri l’arrivo di un nuovo appuntamento nel calendario 2021. Si tratta dell’Arabia Saudita, che ha firmato un lungo accordo di partnership con Liberty Media della durata pluriennale, dal valore (non confermato) di circa 500 milioni di dollari. Il Paese arabo organizzerà i primi eventi in un circuito cittadino a Gedda, prima di spostarsi dal 2023 sull’avveniristico autodromo di Qiddiya, vicino la capitale Riyad. In realtà sarà più di un semplice circuito ma un vero e proprio polo di intrattenimento di 45 chilometri quadrati, sulla scia di quanto fatto ad Abu Dhabi. 

Tuttavia non a tutti è andata giù la nuova destinazione. Ad esempio Amnesty International ha deciso di lanciare immediatamente un appello a Lewis Hamilton (e ai suoi colleghi) per denunciare gli abusi ai diritti umani compiuti nel regno del Golfo.

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F1 GP Arabia Saudita, l’appello di Amnesty International a Hamilton

F1 GP Arabia Saudita
F1 GP Arabia Saudita, l’appello di Amnesty International a Hamilton (Foto: Facebook)

In seguito all’annuncio di Liberty Media, Amnesty si è pronunciata contro la decisione, definendola un tentativo di coprire a livello di immagine gli abusi che vengono compiuti in quel territorio.

Inoltre, l’organizzazione ha invitato Lewis Hamilton a esprimersi contro la gara, in programma per l’ultimo fine settimana di novembre del prossimo anno.

Felix Jakens, capo delle campagne di Amnesty International UK, ha tirato in ballo la categoria dei piloti e il suo esponente più carismatico.

“In vista di una gara a Gedda, esortiamo tutti i piloti, i proprietari e i team di F1 a considerare di parlare della situazione dei diritti umani nel paese, anche esprimendo solidarietà nei nostri confronti e di chi si occupa della situazione“.

La FIA, l’organo di governo della Formula 1, si è sempre definita come un’organizzazione strettamente non politica. I vertici si sono giustificati ricordando che non entrano in merito alle situazioni interne dei Paesi scelti per ospitare le gare.

Un portavoce di Liberty Media ha dichiarato: “Per decenni la Formula 1 ha lavorato duramente per essere una forza positiva nei luoghi in cui gareggia. Sport come il nostro sono in una posizione unica per attraversare confini e culture, per riunire paesi e comunità. Un indotto sociale ed economico che può solo far bene alla crescita degli Stati”.

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