“Verstappen non è al livello di Hamilton”, l’ex pilota non ha dubbi

Max Verstappen, arriva la critica da parte di un ex pilota: “Non è al livello di Hamilton, deve ancora crescere”

Max Verstappen
Verstappen (Getty Images)

Max Verstappen è il rivale di Hamilton? L’antagonista che può spezzare il dominio – anzi – tirrania della Mercedes e del pilota inglese? A guardare l’ultimo mondiale decisamente sì, con l’olandese della Red Bull che ha chiuso il 2020 con un successo nell’ultima gara ed il terzo posto alle spalle dei due piloti Mercedes, a nove punti da Valtteri Bottas. Le Ferrari sono decisamente indietro; il ritorno del vecchio Leone Fernando Alonso in Renault tutto da verificare, al pari di Sebastian Vettel alle prese con una nuova monoposto. Tutti ingredienti che sembrano solo assist per Verstappen, unico chiamato a contendere il titolo iridato del 2021 a Lewis Hamilton, ammesso che rinnovi con la casa di Stoccarda (il team principal Toto Wolff non ha dubbi a riguardo, ndr). Eppure c’è chi non nutre grandi speranze nel figlio d’arte. Si tratta di Mark Webber, ex pilota della Red Bull che ha spiegato come Verstappen non sia ancora all’altezza di Lewis Hamilton.

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Webber evidenzia i problemi di Verstappen

Max Verstappen
Max Verstappen, pilota della Red Bull Racing (Getty Images)

L’australiano ha spiegato come Verstappen pecchi nella gestione delle gomme e della strategia in gara, mostrando anche di non avere la stessa concretezza del rivale Campione del Mondo in carica. Tutte situazioni che lo potrebbero penalizzare nella caccia al titolo.

Deve crescere ma è la normalità – ha spiegato Webber, mettendo in campo anche le statistiche – serve solo pazienza ed ovviamente tempo. Nei primi cinque ani di carriera in Formula 1 nessuno ha vinto un titolo mondiale” ha dichiarato l’ex pilota sostenendo come la differenza con l’inglese sia proprio alla domenica. “Nelle qualifiche il potenziale è simile, è alla messa a punto finale. Al momento è penalizzato nella conquista dei punti proprio dalla gestione della gara“, ha concluso Mark Webber.

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