F1, protocollo sicurezza per i circuiti: i dubbi dei commissari di gara

L’associazione dei commissari di gara britannici ha espresso delle perplessità circa il protocollo di sicurezza da attuare in occasione della ripresa della F1: i dettagli.

F1 protocollo sicurezza
(Getty Images)

Date le difficoltà causate dalla pandemia da Covid-19, i vertici della F1 sono a lavoro costantemente per cercare una soluzione per la ripresa del Mondiale, sia sul piano del calendario, sia su quello del protocollo di sicurezza. In particolare, su quest’ultimo aspetto, il British Motorsport Marshals Club, l’associazione dei commissari di gara britannici, ha espresso dei dubbi sulla fattibilità di poter attuare le disposizioni per ora elaborate in occasione dei Gran Premi.

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F1, i commissari di gara britannici avvertono: “Difficile seguire i protocolli di sicurezza”

F1 protocollo sicurezza
(Getty Images)

Si parla di creare una specie di “circuito chiuso” per gli operatori ai paddock e i team, in modo da evitare contatti con l’esterno. Inoltre, come consigliato dagli organizzatori, media e scuderie stanno riflettendo sulle quantità di personale da impiegare. Questa particolare richiesta sarebbe stata effettuata da alcuni governi dei Paesi che ospitano un GP. Tuttavia, come fatto notare dalla BMMC, è complicato fornire un numero preciso al momento.

Durante l’intervista rilasciata a GPFans, Dave Smithson, responsabile delle comunicazioni dell’associazione, ha inoltre aggiunto: “Alcuni ruoli e alcune situazioni non consentono il rispetto delle distanze di sicurezza. Per esempio, le strutture sanitarie, i pit lane, i pompieri all’interno dei camion. In più, in caso di incidente, potrebbe esserci la necessità di tirare fuori dalla monoposto il pilota e non ci si può preoccupare delle distanze”.

Poi ci sarebbe il problema di indossare altri dispositivi di sicurezza che, secondo Smithson, sarebbero d’intralcio nelle operazioni di soccorso, citando il caso di Hulkenberg e della sua Renault capovolta nel 2018 ad Abu Dhabi. Il responsabile evidenzia che se i soccorritori avessero indossato alcuni dei dispositivi di sicurezza che si dovrebbero indossare oggi, probabilmente non sarebbero potuti intervenire con rapidità.

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