GP Silverstone, 70 anni: dai piloti RAF al montone investito, gli aneddoti

Pochi eventi al mondo vantano la storia e la tradizione del GP di Silverstone la cui origine è quasi leggendaria. Tutto è nato da una piccola pista militare vicino a una base della Royal Air Force nel Northamptonshire.

GP Silverstone Storia
Ascari, secondo con l’Alfa nel primo International Grand Prix che si tenne a Silverstone (Getty Images)

Silverstone festeggia con un’edizione speciale del suo Gran Premio i settant’annni del campionato mondiale di Formula 1.Ma tutto, in realtà ha un’origine che non è né automobilistica e nemmeno sportiva. Ma militare.

I piloti dei minuscoli Spitfire, i caccia dell’aviazione inglese che hanno fatto la storia della seconda guerra mondiale, non erano solo assi del volo ma anche grandi appassionati di auto da corsa.

Il GP di Silverstone e gli assi dell’aviazione

Molti di loro, in un’epoca in cui volare significava non sapere se tornavi a casa dopo ogni decollo, si indebitavano fino ai capelli per togliersi la soddisfazione di una vita. Che di solito era una Triumph, piuttosto che un Aston Martin – lo status symbol di chi diventava ufficiale – o un’Alfa Romeo. Molti, nelle giornate libere in cui non era previsto piano di volo, sfruttavano il lungo nastro d’asfalto della pista d’atterraggio per improvvisate gare di velocità. Silverstone, in realtà, era un piccolo villaggio non lontano dalla pista nel quale vivevano contadini e allevatori. Nulla a che fare con la cittadina di oggi la cui ricca economia ruota tutta attorno alla vita del circuito.

Uno dei piloti distanza base militare di Croughton, Maurice Geoghegan decise di trasformare una domenica di tregua in un’occasione di festa. Era il 1947. Geoghegan tracciò un percorso che coinvolgesse pista d’atterraggio e la cosiddetta Hangar Road, la pista di rullaggio che portava agli hangar e ai parcheggi. Poi allungò il tracciato fino alle porte del villaggio di Silverstone.

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Da sinistra Parnell, Farina e Fagioli, tre piloti Alfa ai primi tre posti allo European Grand Prix (Getty Images)

La prima gara in assoluto

La Raf aveva concesso una giornata di licenza praticamente a tutti e l’aeroporto militare era praticamente deserto. Maurice Geoghegan, insieme ad altre 12 persone, molte delle quali piloti, decisero di misurare le capacità loro e della loro auto lungo il percorso che era lungo in tutto poco meno di 5 km. Le cose non andarono esattamente secondo le aspettative. La corsa clandestina provocò anche una vittima, un gigantesco montone che si era trovato inopportunamente a pascolare nei pressi del rettilineo. Il bestione viene falciato via proprio dalla Triumph di Geoghegan. il pilota se la cavò con pochi graffi, la sua macchina andò distrutta e tutti i partecipanti furono costretti a ripagare all’allevatore l’animale ucciso. Da allora Silverstone, ogni anno, ospita una gara amatoriale che si chiama Muttox Gran Prix, il Gran Premio del Montone.

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Una configurazione unica al mondo

Tutta la zona dell’area militare era stata studiata per favorire l’atterraggio e il decollo degli Spitfire che avevano sempre bisogno, per via della loro leggerezza, di un po’ di vento sia per staccare che per avvicinarsi alla pista. Ed è questa una delle particolarità che rende Silverstone unica. Tante correnti aeree, spesso imprevedibili, che costringono i piloti a continue correzioni a seconda della brezza che spira.

Con la fine della seconda guerra mondiale la base di Croughton è stata dismessa e alcuni imprenditori che facevano parte del Royal Automobile Club decise di investire un po’ di soldi per prendere in gestione dall’aviazione la vecchia base circuito e trasformarlo in un circuito.

La prima gara ufficiale si tiene nel 1947 nell’ambito dell’International Trophy. Due anni dopo il circuito viene allargato e allungato e compaiono anche le prime balle da fieno a protezione delle curve più pericolose, in modo particolare la Woodcote dove gli incidenti erano molto frequenti. Il circuito che nel 1950 ospita il primo appuntamento di Formula 1 e praticamente questo e rimane immutato per quasi 48 anni. L’evento è dominato dall’Alfa Romeo 158, con Fagioli primo e podio interamente Alfa.

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Giuseppe Farina, il 26 agosto1950 vince il primo Gran Premio di Formula 1 a Silverstone (Getty Images)

GP Silverstone, un tracciato in divenire

Quando a causa dell’eccessiva velocità e di qualche incidente di troppo i proprietari decidono di inserire alcune chicane e di rallentare un paio di curve, questo non impedisce che Silverstone, per anni, sia stato ritenuto insieme a Monza, uno dei circuiti più veloci del mondo dove già negli anni ’90 si potevano superare i 250 km all’ora di media. La particolarità sta nel fatto che la stessa media è stata raggiunta sono nel corso delle prove di questo Gran Premio, dalla Mercedes di Hamilton e Button. Nonostante potenze ridotte alle auto e numerose variazioni che hanno reso la pista meno competitiva e paradossalmente più lenta.

Gli interventi più significativi in questo senso sono stati quelli effettuati negli anni ’90 soprattutto dopo la drammatica morte di Ayrton Senna. I proprietari rallentarono le velocità di punta su Woodcote e Copse, ma anche lungo Stowe, Abbey e Priory ampliando le vie di fuga.

Un pubblico insostituibile

Un’altra delle caratteristiche particolari di Silverstone è l’incredibile affluenza di pubblico. Già nel 1959 virgola in occasione del primo Gran Premio ufficiale di Formula 1, le cronache parlano di una presenza di 100mila persone ma solo 70mila riuscirono ad entrare all’interno all’interno del circuito a fronte di una capienza massima prevista di non oltre 40mila persone.

Altri 30mila restarono fuori nel tentativo di penetrare all’interno della pista solo a gara conclusa per la premiazione e per una rapida visita ai box. Il Gran Premio di quest’anno, per la prima volta nella storia di oltre 70 anni di Silverstone, è il primo senza spettatori. Tribune completamente vuote. Una conseguenza della pandemia che ha costretto tutta la contea del Northhamptonshire a coinvolgere centinaia di pattuglie per evitare che fan e curiosi rompessero il blocco dovuto al lock down per arrivare lo stesso al circuito.

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