MotoGP, Joan Mir non ci sta: che risposta a Casey Stoner

Il leader della classifica iridata della MotoGP Joan Mir risponde in maniera seccata a Casey Stoner e si proietta al rush finale

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Joan Mir (Getty Images)

E’ il leader mondiale, pur non avendo ancora vinto una gara: Joan Mir, punti alla mano, è il pilota che ha più chance di vincere la MotoGP a tre corse dalla fine della stagione. Lo spagnolo è stato il più regolare e nelle ultime otto gare è riuscito per sei volte a finire a podio. Proprio la regolarità che è mancata ai suoi rivali che, nonostante siano riusciti a salire sul gradino più alto del podio, lo inseguono in classifica. Una situazione di assoluta incertezza visti i sei piloti racchiusi in 32 punti della quale Mir parla in un’intervista al quotidiano spagnolo Sport, togliendosi anche qualche sassolino dalla scarpa nei confronti di Casey Stoner.

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Joan Mir contro Stoner: “Dal divano facile parlare”

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Casey Stoner (Getty Images)

L’australiano aveva affermato nei giorni scorsi che il motomondiale senza Marc Marquez si sia svalutato, la risposta del leader iridato è stata dura: “Queste persone che parlano dal divano… E’ incredibile che Stoner, un ex pilota di MotoGP, dica quelle cose. Può pensarlo qualcuno esterno, ma lui non lo capisco molto“. A suffragare la sua tesi difensiva Mir porta i numeri: “Quando i giri sono più veloci non ha senso dire che il livello della MotoGP è più basso”.

Stoner a parte, Mir ha parlato anche del rush finale e della lotta per il titolo: “Impossibile fare il nome di chi temo di più: direi me stesso“. E contro chi dice che non può vincere il titolo chi non ha mai vinto una gara, lo spagnolo replica: “Se arrivare sul podio fosse così facile, non sarei in testa. Bisogna guardare le cose in maniera diversa – spiega Mir -. Il pilota che ha vinto più gare quest’anno, ne ha vinte tre ma non ha fatto più podi. Sarebbe più giusto che a vincere il titolo fosse un pilota che ha fatto tre buone gare o quello che è salito più volte sul podio?”. E una risposta c’è anche per la Dorna e la richiesta di non tornare a casa tra un gara e l’altra: “L’idea di quattro settimane senza lasciare il circuito è da suicidio”.

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