In Auto con la mazza da baseball, per la Cassazione è reato: la sentenza

Viaggiare con una mazza da baseball in Auto è reato: la sentenza della Cassazione conferma le precedenti decisioni

Mazza da baseball
Mazza da baseball (Foto Pixabay)

La sentenza della Cassazione non dà scampo ad un’automobilista che aveva a bordo della sua Auto una mazza da baseball: è reato. La sentenza ha chiuso una battaglia legale durata alcuni anni e che ha visto l’automobilista soccombere in ogni ordine e grado. Secondo quanto riportato dai giudici, infatti, l’uomo si è macchiato del reato di porto ingiustificato di strumento atto a offendere. Inutile i motivi portati a difesa dai legali dell’automobilista: la tesi difensiva, infatti, sosteneva che l’oggetto era presente sulla vettura per sport e non per offendere in caso di rissa.

L’uomo era stato dichiarato colpevole già in primo grado dal Tribunale di Trento nel 2017 ad un anno di distanza dal controllo che aveva dato origine alla battaglia legale. Una volta fermato in piena notte dalle Forze dell’Ordine, infatti, all’uomo era stato contestata la presenza della mazza da baseball sul sedile destinato al passeggero.

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Mazza da baseball in Auto, per la Cassazione è reato

In primo grado il Tribunale di Trento aveva condannato l’automobilista per porto ingiustificato di strumento atto a offendere. Lo strumento in questione era appunto una mazza da baseball. La difesa ha puntato sulla passione dell’uomo per il baseball e fatto riferimento all’oggetto come gadget di una squadra e ricordo di un viaggio.

Tutti scopi leciti ma che non hanno convinto i giudici. Ad incidere nella loro decisione, il fato che la mazza fosse presente sul sedile del passeggero, pronta ad essere impugnata all’occorrenza.

I giudici hanno però dato ragione all’accusa, secondo cui non c’era un’unica e dimostrata motivazione alla presenza della mazza da baseball sul sedile passeggero della vettura. Inoltre, non è stato dimostrato che l’automobilista sia un praticante o comunque un appassionato di baseball. Da qui la sentenza della Cassazione che conferma le precedenti.

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