Ferrari verso il GP 1000, storia del Cavallino in F1: gli anni Settanta

Per celebrare il GP numero 1000 della Ferrari in Formula 1, ripercorriamo tutta la storia del Cavallino nel circus. La terza puntata è dedicata agli anni Settanta

Ferrari verso il GP 1000, storia del Cavallino in F1: gli anni Settanta
Ferrari verso il GP 1000, storia del Cavallino in F1: gli anni Settanta

Gli anni Settanta iniziano con il Mondiale postumo assegnato a Jochen Rindt, pilota austriaco morto nel 1970 a Monza. La Ferrari ritrova competitività attraverso la 312B, che evolve nella versione B2 per il 1971 tanto veloce in qualifica quanto inaffidabile in gara. Il secondo Mondiale del decennio si apre in Sudafrica, sul bellissimo circuito di Kyalami in una delle zone più ricche del Paese. Dà spettacolo Mario Andretti, statunitense nato in Istria quando era ancora territorio italiano, che diventa il terzo pilota a vincere all’esordio con la Ferrari dopo Juan Manuel Fangio e Giancarlo Baghetti. Ickx sfiora il titolo piloti, il Cavallino chiude secondo in classifica costruttori con quattro successi e due doppiette.

Ickx conquista anche l’unica vittoria della stagione 1972, dopo essere partito dalla pole, al Nurburgring. Inizia un periodo di transizione verso una stagione di gloria. Il quarto posto del 1973 in Argentina è una breve illusione. Ickx centellina la benzina, tanto che la sua Ferrari si ferma d’inerzia, con il serbatoio vuoto, pochi metri dopo l’arrivo. La stagione è ai limiti del disastro. Mario Forghieri sta lavorando al progetto “Spazzaneve”, una Ferrari a effetto suolo ma il nuovo responsabile Sandro Colombo impone un diverso progetto e affida la realizzazione della monoscocca per la Ferrari 312B3 agli inglesi della Thompson. La macchina avvia allora la partnerhip, ormai quasi cinquantennale, con PMI.

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La Ferrari cambia marcia: il trionfo di Lauda

Niki Lauda al volante della Ferrari
Niki Lauda al volante della Ferrari

Con Luca di Montezemolo nel ruolo di Direttore Sportivo e Forghieri progettista, la Ferrari cambia marcia nel 1974. Niki Lauda e Clay Regazzoni ottengono dieci pole position e tre vittorie sulla 312 B3-74. Lauda festeggia in Spagna il primo successo in Ferrari: solo lui e il compagno di squadra chiudono a pieni giri. Un trionfo completo, per il cinquantesimo successo della Scuderia in Formula 1. I due piloti del Cavallino restano in corsa fino all’ultimo per i due titoli, ma a fine stagione si affermano la McLaren-Ford e il suo alfiere brasiliano, Emerson Fittipaldi.

A volte, sono i dettagli che fanno la differenza. Nella sigla che identifica la Ferrari per il 1975 sparisce la B e arriva la T che sta per trasversale come il nuovo cambio, ovvero posizionato a 90° rispetto al motore in modo da compattarlo e migliorare la distribuzione dei pesi. Lauda riporta il Cavallino al successo dopo vent’anni e chiude la stagione con 5 vittorie, 8 podi, 9 pole position e 12 arrivi a punti su 14 gare disputate.

A Monza, la mattina della gara è scandita dalla pioggia ma il tempo migliora e si può partire solo con un quarto d’ora di ritardo rispetto all’orario previsto. Vince Regazzoni, che conquista il terzo successo in Formula 1. Lauda si accontenta del terzo posto che gli vale comunque il titolo di campione del mondo. L’austriaco tiene dietro la Brabham dell’argentino Reutemann, che permette alla Ferrari di conquistare entrambi i mondiali, piloti e costruttori, come nel 1961 e nel 1964. Con i piloti portati in trionfo insieme a Forghieri si celebra il primo titolo vinto da una monoposto con un motore da 12 cilindri.

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Lauda, l’ultima vittoria in Olanda

Niki Lauda con Mario Andretti
Niki Lauda con Mario Andretti

Il rogo che avvolge la Ferrari di Lauda alla curva Bergwerk del Nurburgring taglia la stagione 1976 in due. L’austriaco torna a Monza, chiude quarto ma i tifosi si accalcano sotto lo splendido podio per inneggiare comunque al suo nome. Il Mondiale da romanzo, che il regista Ron Howard ha trasformato in un film che aumenta i contrasti e azzera le sfumature in uno spettacolare esercizio tecnico e filologico, lo vince Hunt per un punto. Lauda mostra che si può anche avere paura, si ritira al Fuji sotto il diluvio, senza smettere di mostrare coraggio.

La sua lista di vittorie in Ferrari si chiude il 28 agosto 1977, tredicesimo appuntamento del Mondiale, in Olanda. Si corre a Zandvoort, circuito che si affaccia sul mare. Vicino all’acqua, l’uomo che ha sconfitto il fuoco e avrebbe conquistato l’aria con la sua compagnia aerea, tiene sotto il suo controllo anche la terra o meglio l’asfalto. Vince la sua quindicesima gara in Ferrari. Quel suo primato reggerà per oltre vent’anni finché in Ferrari non si presenterà un tedesco dalla fredda ambizione e dall’anima latina: Michael Schumacher.

Nelle ultime due gare della stagione, il Cavallino divorzia da Lauda. Il Drake, Enzo Ferrari, ha un’intuizione che ha il sapore dell’infatuazione per un canadese veloce nelle corse sulle slitte, un pilota sui cui forse nessun altro avrebbe scommesso. Sceglie Gilles Villeneuve. “Amo pensare che la Ferrari può costruire piloti tanto quanto macchine. Alcuni dicevano che Gilles era pazzo. Mai io dissi: Lasciate che provi. Quando mi presentarono quel piccolo canadese, tutto nervi, riconobbi subito in lui il fisico di Nuvolari e mi dissi: Dagli una possibilità” ha detto Ferrari.

La scommessa di Ferrari: arriva Gilles Villeneuve

Il suo ardimento generoso e insieme distruttivo raccontano una gioia alla guida che è quella dei bambini, coinvolgente e totale. Il 1978 per Villeneuve e Carlos Reutemann, pilota inquieto con pensieri troppo pesanti per chi deve convivere con l’idea del limite, procede con cinque vittorie e tanti problemi con le nuove gomme radiali Michelin. La scuderia, che ha scelto Marco Piccini come nuovo direttore sportivo, ha infatti cambiato fornitore abbandonando Goodyear. La stagione si chiude con lo spettacolo di Villeneuve che trionfa in casa, in Canada, nel primo GP sul circuito ricavato sulle strade dell’isola di Notre-Dame, a Montreal

Gli ultimi giri sono stati una tortura. Guidavo come una vecchietta, cambiavo a 10.000 giri anziché a 11.500, ascoltavo ogni vibrazione e mi dicevo: ‘Coraggio, guidi una Ferrari, la Ferrari è il meglio, una Ferrari non si rompe mai” ha confessato Villeneuve al termine della prima gara trasmessa in diretta dalla BBC. L’unico in cui sul podio si festeggia con una magnum di birra, sponsor del GP e dello stesso Villeneuve.

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Scheckter campione del mondo al debutto

Per il 1979, al posto di Reutemann la Ferrari sceglie Jody Scheckter, sudafricano convinto che senza velocità di pensiero l’accelerazione in pista non basti per vincere. Soprattutto in Ferrari. Perché guidare in Ferrari è diverso. “Con gli altri team sei il pilota di una squadra, quando corri per Ferrari sei il pilota di un intero Paese” ha detto. Mario Forghieri la considera la coppia migliore con cui abbia mai lavorato al Cavallino, anche se Villeneuve ha bocciato nei test invernali l’introduzione del cambio semi-automatico testato prima da Scheckter.

Il 1979 vede la prima vittoria in Formula 1 per un motore turbo, che è anche la prima di un pilota francese su un’auto francese nel gran premio di casa. Ma quel gran premio nessuno lo ricorda per il successo di Jabouille su Renault. Quel gran premio a Digione ce lo ricordiamo per il duello Villeneuve-Arnoux, due grandi amici che si divertono da matti a lottare per il secondo posto e a fine gara si cercano con lo sguardo, compiaciuti per quella parentesi di accecante libertà e abbagliante talento senza fare danni.

A Monza, su un Autodromo ristrutturato, Villeneuve negli ultimi giri segue Scheckter e si limita a proteggerlo dagli inseguitori. Sceglie di non attaccarlo, di mettersi in secondo piano. Gli lascia il primo posto che vale il titolo mondiale con due GP d’anticipo. Il sudafricano diventa il secondo dopo Juan Manuel Fangio a trionfare al primo anno in Ferrari, come poi sarebbe riuscito a fare solo Kimi Raikkonen. Come nel 1975, per il primo trionfo di Niki Lauda, le Ferrari sfilano in parata a Monza. Festa grande, per chiudere un decennio indimenticabile.

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