Hamilton-Mercedes, partita a scacchi per il rinnovo: come Senna nel 1993

Hamilton-Mercedes, continua la partita a scacchi per il rinnovo di contratto. Torna alla mente la situazione di Senna nel 1993

Lewis Hamilton
Lewis Hamilton (Getty)

Lewis Hamilton non ha ancora firmato il rinnovo del contratto con la Mercedes. “Non vedo ragioni per non continuare” ha detto il team principal Toto Wolff. I tempi si sono allungati, ha spiegato, perché il team ha dato priorità alla conquista del Mondiale 2020. “Non volevamo essere distratti da negoziazioni complesse” ha aggiunto Wolff. La nuova ondata di contagi da Covid-19 tornata sopra i livelli di guardia ha ulteriormente ritardato i tempi. Ma prima dei test, ha detto, bisognerà prendere una decisione, in un senso o nell’altro.

Luigi Perna ha parlato, sulla Gazzetta dello Sport, di una partita a scacchi fra il team dominatore della Formula 1 ibrida e il sette volte campione del mondo, rimasto adesso senza contratto.

La situazione, almeno nelle premesse, ricorda la trattativa tra la McLaren e Ayrton Senna alla vigilia della stagione 1993, che sarebbe stata l’ultima del brasiliano con il team prima del passaggio alla Williams.

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Hamilton 2021 come Senna 1993: la partita del rinnovo

Hamilton 2021 come Senna 1993: la partita del rinnovo
Hamilton 2021 come Senna 1993: la partita del rinnovo

Senna ha iniziato a mostrare la sua insoddisfazione nell’autunno del 1992 quando la Honda, che forniva i motori alla McLaren, ha annunciato l’addio alla Formula 1 a fine stagione. Il team principal Ron Dennis tenta invano di convincere la Renault, fornitore delle Williams che hanno dominato il Mondiale. Alla fine deve accontentare di un accordo con la Ford-Cosworth che già alimenta le Benetton. Di fatto, la McLaren parte con team clienti a cui viene consegnato un motore HB V8 meno evoluto rispetto a quello delle Benetton.

La sfida è notevole anche per i progettisti che lavorano a quella che sarà la McLaren MP4/8 in quanto l’HB è più compatto nelle dimensioni rispetto al V12 Honda. Però è meno potente del V10 che spinge le Williams di Alain Prost e di Damon Hill, che ha preso il posto del campione del mondo in carica Nigel Mansell.

“Non puoi vincere con un motore Ford, non credo di voler guidare una macchina così” continua a ripetere Senna, che non firma il rinnovo del contratto. Dennis insiste: “Non preoccuparti dei soldi, vieni e provala”. Alla fine, ha raccontato lo stesso Dennis in un’intervista pubblicata sul sito della McLaren, Senna si presenta a Silverstone. Un giro lanciato basta a fargli cambiare idea.

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Senna allora gioca al rialzo. Dennis gli ha promesso cinque milioni di dollari per tutta la stagione. Il brasiliano batte casa. Per quella cifra, dice, avrebbe corso solo le prime cinque gare. Dennis ne deve trovare altri dieci, ma dopo il giro record e la vittoria a Donington, la trattativa si mette in discesa.

In quel momento, il brasiliano era il più pagato in Formula 1. L’ingaggio, diceva, rivela il valore di un pilota. Probabilmente, nella partita a scacchi fra Mercedes e Hamilton c’è anche questo. Perché il britannico rischia di guadagnare dieci milioni in meno. In epoca di pandemia, per un campione del suo livello e della sua ricchezza, non è una questione di sostanza. Ma di principio. E le questioni di principio, insegna Ivano Fossati, possono diventare una disgrazia.

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